In Abruzzo arrivano 2,6 milioni di euro per creare un nuovo polo dell’innovazione nel settore agroalimentare. Di poli come questi ne sono stati finanziati a decine negli ultimi anni. Di alcuni di questi si sono addirittura perse le tracce, come racconto in “Mani Bucate”, il libro-inchiesta sui soldi pubblici alle imprese private.
Pochi giorni fa ne è stato presentato un altro: Agire, si chiama, (acronimo di AGroalimentare Industria Ricerca Ecosostenibilità) finanziato con 1,3 milioni di euro di fondi europei che sono sempre soldi provenienti dalle tasse degli italiani, visto che il nostro Paese è un contribuente netto dell’Europa, nel senso che versiamo al bilancio comunitario più di quanto incassiamo. Teoricamente, quindi, dovremmo usare tutti i fondi europei che “ci spettano” per arrivare “in pari”, solo che poi si va a vedere come questi soldi sono stati impiegati e ti viene (come è venuto a me mentre scrivevo “Mani Bucate”) lo sconforto.
Il Polo abruzzese Agire non è un polo “ricco”: la dotazione è ridotta e per i privati si tratta di appena uno strapuntino, ma ciò che colpisce è che i privati si sono impegnati ad investire appena il 50% del totale, cioè se 1,3 milioni ce li mette l’Europa, l’altro 50% ce li mettono loro. E chi sono i privati? I più importanti sono: De Cecco, Delverde, Amadori, Rolli, Gelco, Covalpa e Citra Vini.
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