Cosa ispira il referendum bolognese: gli insegnanti “servitori dello Stato”

 

 

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Stamattina Simone Spetia ha avuto ospite in trasmissione Mila Spicola. Molto interessante. La professoressa Spicola è un’insegnante (ma, apprendo dalla sua pagina Facebook, scrive anche sull’Unità, su Micromega ed è stata responsabile scuola del Pd a Palermo) ed è una delle promotrici del referendum bolognese di domenica che punta ad abolire il finanziamento comunale alle scuole private paritarie. Finanziamento pari a 1 milione di euro, il 2,8% del totale, che serve per fornire il 23% del servizio di asili nido (da cui deriva che il 97,2% serve per il restante 77%, ma comprendo che un ragionamento sui numeri possa essere troppo provinciale per i cultori del diritto, quindi lasciamo perdere).

La Spicola ha fatto molte citazioni dotte per dimostrare, Costituzione alla mano, che i “padri costituenti” non volevano proprio, ma proprio non se lo sognavano nemmeno, che lo Stato finanziasse le scuole private e che quindi ogni interpretazione successiva tesa a dimostrare il contrario sono risibili sotterfugi. Brandendoli come fossero Madonne costituenti in processione, ha più volte citato i “padri costituenti”, cioè gli uomini e le (poche) donne che hanno scritto e votato la Costituzione.

Nel 1948.

Siamo nel 2013.

Tra le citazioni della Spicola; Aldo Moro e Meuccio Ruini, entrambi uomini del loro tempo, onorevoli di un Paese uscito da 20 anni di dittatura, da una guerra devastante, analfabeta, arretrato con una mortalità infantile a livelli folli, con le industrie distrutte. In quella situazione l’unica cosa che c’era, o sembrava esserci, era lo Stato e da quello si doveva ripartire per dare un riferimento unitario a uno Paese che aveva visto il suo Re fuggire.

La Spicola ha citato le Madonne costituenti dimostrando di conoscere (ma non a memoria, ripassare) gli appunti delle discussioni che hanno portato alla scrittura del famoso articolo 33 che, al comma 3, contiene la famosa espressione “senza oneri per lo Stato”. Sulla ricostruzione storica, niente da dire: le Madonne costituenti erano contrarie al finanziamento pubblico delle scuole private. Non si discute.

Nel 1948.

Siamo nel 2013.

Peraltro penso che tenere bloccato un Paese sulla base di ciò che 556 persone hanno deciso nel 1948 non sia un errore. Credo sia proprio delittuoso, ma questa è un’opinione. L’espressione che davvero mi ha colpito è un’altra. La Spicola, professoressa si è definita “servitrice dello Stato”. Ecco: in quel momento ho capito tutto. Tutto mi è apparso limpido e lineare. Fino a pochi istanti prima non riuscivo a capacitarmi di come delle mamme potessero essere contrarie al finanziamento pubblico alle scuole private che danno un servizio che lo Stato (nel caso specifico, il Comune di Bologna) non è in grado di fornire. Poi la Spicola ha, senza saperlo, diradato tutta la nebbia che mi offuscava il cervello.

Se una persona che svolge un mestiere pagato dallo Stato si definisce “servitore dello Stato” vuol dire che siamo alla frutta. Perché vuol dire che anche un controllore che svolge il suo servizio sui treni è un servitore dello Stato, anzi, lo è ancora di più, perché il suo datore di lavoro si chiama proprio “Ferrovie dello Stato”. Non si può sbagliare. Un addetto al movimento terra che lavora all’aeroporto di Linate è, invece, un “servitore del Comune”, visto che il Comune ne controlla il 54% del capitale. Come, ovviamente, il conducente di un tram: anche lui “servitore del Comune”. Chi, invece, lavora alle Ferrovie Nord di Milano è un servitore della Regione, che ne possiede la maggiorana. In base a questa logica, poco importa se quello che fanno lo fanno bene, con impegno, professionalità, dedizione, perché in realtà non rispondono alle persone che usufruiscono del servizio che loro, attraverso il loro lavoro, offrono. No: loro, essendo “servitori dello Stato” rispondono a un ente superiore dotato di una funzione moralmente superiore a quella di chi, disgraziatamente, prende il treno o la metropolitana.

La storia del diritto va in tutt’altra direzione. Dopo la pace di Westfalia, 1648, l’interpretazione condivisa nel mondo occidentale sul ruolo, la natura e soprattutto le funzioni dello Stato è riassumibile nella seguente frase: “Lo Stato è un ente regolatore come molti altri, si differenza dagli altri solo per la possibilità di esercitare un potere sovrano dotato di forza cogente”. Esame di diritto pubblico. Lo ripeto perché mi sembra importante: “Lo Stato è un ente regolatore come molti altri, si differenza dagli altri solo per la possibilità di esercitare un potere sovrano dotato di forza cogente”.

Un insegnante non è servitore dello Stato: è servitore dei ragazzi che i genitori gli hanno affidato. A loro, e alle famiglie, deve rendere conto, non allo Stato il quale, peraltro non gli chiede conto proprio di nulla visto che i sindacati degli insegnanti hanno impedito ogni sistema di valutazione del merito basato su competenza ed impegno. E faccio osservare alla professoressa Spicola che i bambini sono tutti uguali, non ci sono bambini pubblici o bambini privati. Non ci sono bambini statali o comunali. Tutti hanno diritto a un insegnamento di alta qualità, che la Spicola non garantisce, visto che è “servitrice dello Stato”. Non dei ragazzi.

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9 Risposte to “Cosa ispira il referendum bolognese: gli insegnanti “servitori dello Stato””

  1. Mila Spicola Says:

    Non mi faccia passare per un’astratta ideologizzata. 🙂
    Anche io penso che quel referendum per come è stato posto, una guerra tra partiti, è folle e che l’argomento è complesso e va affrontato con dati e argomentazioni supra partes.

    Le offro un compromesso. Mi dica che ne pensa: le paritarie hanno dallo stato circa 200/300 mila euro l’anno (a fronte di 40 miliardi alla scuola), inseriamo nelle dichiarazioni dei redditi la possibilità che il cittadino possa finanziare direttamente lui con un fondo comunale destinato alle scuole paritarie e composto xcon questo gettito.
    Avrebbero molti più fondi.
    E si salverebbe la legge.

    Il problema è uno: Scuola, Giustizia e Parlamento sono i tre pilastri istituzionali della Repubblica per come è oggi.
    Al di la di aspetti particolari, in generale sono sotto la vigilanza e la gestione diretta dello Stato perchè devono coprire interessi collettivi e mai privatistici.
    Se a noi non piace possiamo anche cambiare tutto ciò. Senza ideologie, ma sapendo cosa e perchè lo cambiamo.
    E così possiamo predisporre dei tribunali privati, per alcune sentenze, e dei parlamenti privati per alcune leggi. Costerebbero molto ma molto di meno e magari sarebbero più efficienti e offrirebbero servizi più tempestivi ai cittadini.
    M il punto è quello?
    Dare più servizi o assicurare l’interesse collettivo al di là degli interessi privatistici?

    Ripeto, possiamo anche volerlo, ma prima cambiamo le leggi.

    🙂

    Detto ciò: i livelli dei rendimenti medi dei ragazzi misurati con Ocse Pisa (non con Invalsi, ma con Ocse Pisa, che son più rigorose) risultano per le scuole paritarie ben dieci posti in classifica sotto quelle dei rendimenti medi nella scuola statale.

    E’ l’unico caso al mondo in cui il livello del settore privato scolastico, misurato con standard scientifici internazionali, risulti più basso.

    In genere scelgono le paritarie (parliamo di dati medi, ovviamente ci son le eccellenze, ma la media è quella di un livello scarso e misurabile come tale) i ragazzi deboli.
    Il che è una doppia discriminazione: contro il merito dei ragazzi delle statali e contro il merito dei ragazzi che vanno alla paritaria.

    Nel dopo guerra c’erano i corpi ispettivi, che verificavano le “parità di condizioni nelle scuole, statali e paritarie, per verificare identiche condizioni didattiche”
    Cosa si intendeva per “identiche condizioni didattiche”?
    ” Parlando di «condizioni didattiche», non ci si riferisce al contenuto dei programmi, ma solo alla serietà dell’insegnamento, e alla scelta di insegnanti adeguati al loro compito. Gli insegnanti delle paritarie devono provenire da concorsi e abilitazioni statali per evitare disparità qualitative” Concetto Marchesi.

    Cosa accade? Che a metà degli anni 80 si eliminano i corpi ispettivi e si verifica un caos da assenza di controllo.
    Le private degenerano, le pubbliche vengono trasformate in scuole autonome e dunque entrano in gioco i fattori di contesto.

    C’è da dire che, nonostante i guai, i tagli e i mancati controlli, la scuola statale dal 2000 a oggi rileva avanzamenti negli Ocse Pisa, avanzamenti rispetto a se stessa.
    Nel confronto con le straniere zoppichiamo. Ma a macchia di leopardo. Nella primaria siamo secondi al mondo, nei licei tra i primi, il problema sono professionali e tecnici (terra di nessuno, anche perchè frequentati da ragazzi con lacune e dunque che avrebbero bisogno di altre considerazioni) e il problema sono le paritarie, appunto.
    I livelli medi delle paritarie sono persino più scarsi dei professionali.
    Ripeto, alcune eccezioni ci sono, ma sono davvero scarse.

    E allora, se vuole, affrontiamo il problema globamente e apprfonditamente con i dati, le indagini, le analisi regione per regione e ciclo di studi e tipo di scuola, e senza ideologie.

    Ma se il problema sono solo i soldi alle paritarie, allora risolviamolo con un giusto compromesso, che è quello che le dico sopra.

    Ma lasci fuori dall’ideologia che la cosa grave è che mi onoro di servire lo Stato. Sa dove insegno? Alla padre Puglisi a Brancaccio. Solo questo principio mi salva. Ma possiamo anche discutere di questo, e cioè che dello Stato ce ne stiamo fregando bellamente un po’ tutti.
    Ma discutiamone a parte. Ripeto, mi contatti, le do’ il mio numero di telefono e rimango anche giorni a illustrarle dati, indagini, problematiche e proposte.

    Ma senza che affronti la questione dall’angolo sbagliato, quello del giudizio ideologico.
    🙂
    La legge non è ideologia, è la legge, se non ci convince cambiamola.
    Mi scriva in privato, ripeto. 🙂

    • marcocobianchi Says:

      E’ davvero molto curioso (e anche un po’ offensivo, ma sono uomo di mondo e ci passo sopra) che lei dica a me di non affrontare la questione in modo non ideologico. Lei, che firma a favore dell’abolizione del finanziamento pubblico alle scuole private, dice a me che affronto il tema in modo ideologico. Lei, che firma un appello per una “scuola laica” dà dell’ideologico a me. Ma vabbè, come ho detto, ho visto di peggio.
      Dunque: se ho capito bene lei dice che le Statali sono meglio delle private. E’ vero. Ed allora, superando “le ideologie”, perchè non finanziare le scuole (pubbliche o private non m’importa) con i voucher in mano alle famiglie? Così decideranno loro le scuole che meritano di vivere e quelle che meritano di chiudere. E, sono d’accordo, le prime a chiudere saranno le private che, ora, succhiano soldi pubblici dando un servizio scarso (“diplomifici”). Lei è d’accordo sul sistema dei voucher?
      Infine, mi faccia dire: la tecnica di portare al parossismo le argomentazioni dell’interlocutore per dimostrare la loro inconsistenza è vecchia come il mondo e con me non attacca. Io non ho mai detto di privatizzare la giustizia, come lei cerca di far credere. Per cui “Scuola, Giustizia e Parlamento sono i tre pilastri istituzionali della Repubblica” è una frase in sè falsa. La Costituzione non parla da nessuna parte di “pilastri” ma di “organi costituzionali” e sui tre che lei ha citato due sono sbagliati. Riprovi. Se poi lei mi cita, come ha fatto Rodotà, Calamandrei che diceva che la scuola è un “organo costituzionale”, allora alzo le braccia e mi arrendo alla sua ideologia.

  2. Mila Spicola Says:

    c’è un refuso “l’ha pensata”, per favore me lo corregga se no rabbrividisco nel rileggermi… 🙂

  3. Mila Spicola Says:

    Marco, si rilassi, meno aggressivo.
    Il voucher, dipende come è fatto, in Sicilia ci hanno provato ed è un disastro. Io sarei più per un sistema del tipo che le ho illustrato sopra, e cioè che i cittadini destinino direttamente e volontariamente un 8xmille alle paritarie. So per certo che sarebbero molti di più i fondi raccolti che non le briciole attuali.
    Detto ciò: oggi è un far west, una giungla.
    Al di là dei finanziamenti una legge che regoli e chiarisca le cose ci vuole. Soprattutto in merito alla “parità didattica” di cui parlava Marchesi.
    Perchè nel far west rientrano le eccellenze (come gli asili di reggio, o un paio di licei privati) ma rientrano anche i folli diplomifici che sono presenti ovunque.

    E allora, senza rabbie, o aggressività, o pregiudizi, esaminiamo la faccenda in modo compiuto, e mettiamo ordine.
    Quando ci si è provato sa chi si è opposto? I portatori di interessi, e cioè le associazioni delle paritarie.

    Però, secondo me, abbiamo lo stesso obiettivo, salvaguardare gli alunni e i ragazzi, e solo riscrivendo le norme e chiarendo possiamo farlo. E sempre nel rispetto delle leggi.

  4. Mila Spicola Says:

    Sul merito: ma i bambini di 3 anni? cosa c’entrano col tema “paritarie scarse”.
    Il problema è che con la scusa delle paritarie lo stato centrale si è assopito e non fa più asili, non ne costruisce.
    Qualcuno può dirmi: la crisi. No, è da almeno due decenni che la cosa fa avanti.

    E allora io dico: benissimo gli asili paritari che funzionano e sono eccellenze.
    Ma per il finanziamento statale a queste paritarie: chiariamo la legge, definiamo i recinti precisi e anche gli standard di qualità. Distinguiamo asili, certificati, e elementari, medie o superiori, e attiviamo controlli generali. Su tutti.

    A quel punto, se proprio vogliamo che siano chiari e cristallini e legali questi finanziamenti pubblici, indiciamo un referendum nazionale per variare la Costituzione.
    E’ ammesso e non è un dramma.
    Se pensiamo che quel precetto oggi non vada bene lo cambiamo. Ma in modo sereno e analizzando i pro e i contro e ciascuno dica la sua col voto.

    Io non sono pregiudizialmente contraria al finanziamento alla privata, qualora ci siano certe condizioni assicurate e qualora i cittadini la scelgano liberamente e non per ripiego,
    ma sono per il rispetto delle leggi sempre.

    Se la legge non va, e voglio dire, potrebbe non andare, potrebbe essere antiquata, si vota e la si cambia.

    Ma senza tifo da stadio.
    Detto ciò, io insegno a Brancaccio, se non credo nella legge e nello Stato e nel loro rispetto in cosa devo credere vedendo e vivendo quello che vedo e vivo? Ma lo dico serenamente e priva di ogni retorica o pregiudizio. Lo dico col sorriso.

    • marcocobianchi Says:

      Sono aggressivo perchè mi è sempre più chiaro che non esiste la percezione del baratro che posizioni come la sua sta portando il Paese. Ma lei si rende conto che ha scritto: “definiamo i recinti precisi” Recinti? Lei vuole mettere la società in un recinto e lasciare la prateria allo Stato? E’ lo Stato che deve stare in un recinto, non la società. Le scuole private sono l’espressione della creatività delle persone che si mettono insieme per un ideale, sulla base di esperienze comuni o per semplici convenienze economiche. Creano un qualcosa che prima non c’era e, creando quel qualcosa (nel nostro caso, un asilo) affermano la loro libertà e offrono un servizio pubblico. Lo Stato ha due strade: o non le aiuta perchè “tanto sono ricchi” e poi la scuola è un “organo costituzionale” e quindi la posso fare solo io e a te cittadino, a te comunità ti permetto di farlo ma te lo paghi da solo e ringrazia perchè io sono molto tollerante; oppure coglie la novità che le persone (i bolognesi, in questo caso) esprimono, la loro creatività, riconosce che facendo quello che fanno sopperisce ad un suo deficit, ammette che gli asili costano meno, e li aiuta. Queste sono le due strade. Il referendum di Bologna afferma la prima strada, io affermo la seconda. Perchè a me sta a cuore la libertà delle persone e ricordo sempre che le Costituzioni, storicamente, non sono nate per definire ciò che il cittadino può o non può fare, ma per delimitare il potere dello Stato nei confronti del cittadino. Le Costituzioni nascono per difendere il cittadino dallo strapotere dello Stato. Non il contrario. E questa è storia politica. Quello che lei chiama “far west”, la “giungla” io chiamo “creatività delle persone”. Allora anche il sistema economico è un “far west”, una “giungla” mentre io invece penso che una persona che fonda un’impresa non alimenta la “giungla”, ma arricchisce la società. Come vede sono due posizioni diametralmente opposte. Se poi mi dice che non ci sono controlli, allora mi sta dicendo che lo Stato non fa ciò che dovrebbe fare in prima battuta, cioè proprio i controlli, e contemporaneamente mi dice che lei vorrebbe dare allo Stato l’esclusiva di fare cose che già ora non è in grado di controllare. Contraddittorio, come minimo. Perchè lo Stato non controlla le proprie scuole (che cadono a pezzi) invece di controllare le private? Lo Stato non lo fa perchè non è capace. Lei lo sa che il buco dell’Inps è alimentato dal fatto che lo Stato non paga i contributi per i propri dipendenti? E contemporaneamente se un privato salta un mese di versarli per i propri dipendenti è trattato da evasore da quello stesso Stato che non è capace di controllare sè stesso.
      Non discuto, invece, sulla qualità di licei o università private (per i quali il metodo migliore è quello dei voucher) perchè l’ho fatto in un altro post e perchè il tema attuale è il referendum di Bologna.

  5. Massimo C. Says:

    Scusate, ma è evidente che in Italia gli studenti più deboli vadano nelle private. Con quello che costano, a causa dei bassi trasferimenti statali, ci va solo chi ne ha proprio bisogno o chi crede a un certo progetto educativo. Se lo Stato fosse in grado di rendere libera la scelta, come in Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda… ecco che forse diventeremmo un paese un po’ più giusto, libero, meno ideologico.

  6. Gian Piero de Bellis Says:

    Il fatto è che lo stato è il nuovo dio in terra e la politica ha preso il posto della religione imposta (l’ortodossia è il politicamente corretto). Nel 2000, cominciavo uno scritto con queste affermazioni:

    ” Un virus pestilenziale è sorto e si è diffuso dappertutto nel mondo durante il XX secolo.

    Si è insinuato e impadronito delle menti e dei corpi, ha influenzato atteggiamenti e indirizzato azioni, ha dominato la vita e segnato la morte di individui e comunità.

    Il nome di questo virus è statismo.

    Da Londra a Washington, da Parigi a Berlino, da Mosca a Pechino, da Madrid a Buenos Aires, lo statismo è emerso e ha operato in varie forme e sotto varie vesti e denominazioni.

    È venuto il tempo di analizzare la natura di questo virus e le malattie e i disastri che esso ha provocato.

    È venuto il tempo di smascherare le coperture ideologiche perpetrate e accettate durante il corso del XX secolo e proporre un nuovo schema interpretativo capace di fornire una spiegazione ad una serie di fenomeni altrimenti inspiegabili.

    Per fare ciò dobbiamo, prima di tutto, individuare le origini e dar conto della crescita di questo virus.”

    (http://www.polyarchy.org/manifesto/italiano/introduzione.html)

    La pestilenza si sta allargando (forse) ma stanno emergendo anche gli anticorpi. Grazie Marco.

  7. giuseppe pennisi Says:

    REFERENDUM DEMENZIALE: SPRECO DI DENARO PUBBLICO PER SPRECARE ALTRO DENARO PUBBLICO

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