“MANI BUCATE” l’incredibile storia degli indiani ad Anagni e Pavia

Avete mai sentito parlare della famiglia Dhoot? No? Male, perché questa famiglia, di origine indiana, una delle più ricche del pianeta, è stata foraggiata dai soldi degli italiani, sotto forma di aiuti di Stato, per non meno di 200 milioni di euro. E, per di più, ha infinocchiato lo Stato per almeno due volte.

La storia dei Dhoot in Italia, che racconto con tutti i particolari in “Mani Bucate”, inizia nel 1999 quando decidono di acquistare, per 12 miliardi, la Necchi Compressori, un’azienda in crisi in provincia di Pavia. Immediatamente ottengono dalla Regione Lombardia 11 miliardi per quella che è considerata la più imponente  operazione di formazione professionale della storia della Lombardia: mille persone. I Dhoot iniziarono a smontare i macchinari della Necchi Compressori per trasferirli in un nuovo stabilimento che si erano impegnati a costruire a Bergamo solo che i dipendenti si accorsero che qualcosa non andava. In effetti quei macchinari stavano per prendere la strada dell’India, non di Bergamo e i dipendenti stessi aspettano ancora oggi che gli indiani saldino un conto da 7,7 milioni di euro che è il debito lasciato a carico della società italiana. Secondo Antonio Di Pietro l’operazione Dhoot è costata alle casse dello Stato 25 milioni di euro, e quel che è certo è che da quando sono arrivati gli indiani, la Necchi Compressori non ha mai prodotto nulla. Niente. Zero. E che oggi al posto della fabbrica c’è un’area dismessa con al centro una palazzina che sta venendo giù pezzo per pezzo. Si pensa di farne un campo nomadi.

Ma non è finita.- Pochi anni dopo, nel 2005, i Dhoot decidono, vista che gli è andata bene la prima volta, di riprovarci, questa volta nel Lazio, ad Anagni in provincia di Frosinone. Nel 2005 comprano lo stabilimento di Anagni dove la società francese Thomson costruiva i televisori Nordmende. I francesi, prima di vendere, iniettano nella società 185 milioni di euro, in parte derivanti anche da fondi italiani. Poi gli indiani ottengono un aiuto statale da 179,8 milioni di euro contro la promessa di investirne in totale 900 ma non ad Anagni, ma a Rocca d’Evandro, 59,9 dei quali pagati subito, prima ancora che la Ue li approvi. Ottenuti i soldi, decidono di chiudere Anagni e per evitarlo lo Stato rimette mano al portafoglio dalq uale escono altri 46,9 milioni in cambio dei quali i Dhoot promettono di assumere 73 persone. Nel 2008, cioè tre anni dopo aver preso gli impegni di rilanciare Anagni, gli indiani annunciano l’intenzione di chiudere lo stabilimento e, ancora, lo Stato è costretto a tirare fuori soldi: questa volta si tratta di 60 milioni di euro messi a disposizione di chi volesse prendere in gestione la fabbrica.

La conclusione della storia è ancora da scrivere, però, a oggi, dei 1400 dipendenti originari, 1050 sono in cassa integrazione e appena un paio di centinaia al lavoro, ma solo per fare carico e scarico merci prodotte altrove e destinate altrove.

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4 Risposte to ““MANI BUCATE” l’incredibile storia degli indiani ad Anagni e Pavia”

  1. Iolanda Bruno Says:

    E’ evidente che la famiglia indiana citata, Dhoot, ha incassato soldi dallo stato italiano, sarebbe interessante capire quali politici hanno materialmente deciso di finanziare detti soggetti, i quali come da prassi consolidata nell’estremo oriente, hanno foraggiato con gli stessi soldi i politici italiani che li hanno fatti ingrassare. Non vi può essere altra spiegazione alla incapacità dei governi alla soluzione del problema Videocon, non possono operare perchè RICATTATI E RICATTABILI.

  2. marcocobianchi Says:

    L’arrivo degli indiani fu salutato con un mega cocktail-party nella sede della Regione Campania. Il primo ad alzare il calice fu l’allora governatore Antonio Bassolino. Credo che basti come risposta.

  3. antonio camusi Says:

    PER LA VICENDA DI ANAGNI A QUESTA FAMIGLIA GLI E’ STATO PERMESSO DI SPADRONEGGIARE COME MEGLIO CREDEVA ! NONOSTANTE LE NOSTRE ISTITUZIONI SAPESSERO TUTTO DEI DANNI CHE ANNI ADDIETRO AVEVA PROCURATO ALLA NECCHI DI PAVIA NON E’ STATO FATTO NESSUN TENTATIVO PRESSO LA SOCIETA’ FRANCESE THOMSON AFFINCHE’ SI TROVASSE UN
    ACQUIRENTE PIU’ CREDIBILE PER L’ACQUISIZIONE DEL SITO DI ANAGNI E SALVAGUARDARE COSI’ IL POSTO DI LAVORO DEI 1400 DIPENDENTI ! MORALE DELLA FAVOLA ( MEGLIO DEFINIRLA TRAGEDIA ) DOPO SETTE LUNGHISSIMI ANNI FATTI DI INCONTRI IN REGIONE E AL M.S.E. NON SI E’ STATI CAPACI DI TROVARE UNA SOLUZIONE DEFINITIVA PER QUESTI LAVORATORI DIVENUTI NEL FRATTEMPO 1200 STREMATI (DOPO AVER TENTATO TUTTE LE FORME DI LOTTA PER FAR SENTIRE LA LORO VOCE ) DA SETTE ANNI DI C.I.G.E SENZA LA PROSPETTIVA DI UN FUTURO LAVORATIVO ! QUESTO CAPITOLO E’ UNO DEI PIU’ VERGOGNOSI DELLA STORIA INDUSTRIALE ITALIANA ! E’ DI QUESTI GIORNI LA NOTIZIA CHE QUESTI SIGNORI ( DELINQUENTI ) DOPO ESSERSI IMPOSSESSATI DI TUTTA LA TECNOLOGIA DI QUESTA FABBRICA ED AVER FATTO I BAGAGLI TRASFERENDOLA IN INDIA, HANNO DICHIARATO IL FALLIMENTO DOPO AVER APERTO UN CONTENZIOSO CON BANCA INTESA DI 40 MLN DII EURO E PER ALTRI SVARIATI MLN VERSO ALTRI CREDITORI ! ILTUTTO CON IL SILENZIO ASSENZO DEI NOSTRI GOVERNANTI !

  4. Antonio Camusi Says:

    DIMENTICAVO ! QUESTI DELINQUENTI SONO STATI INSIGNITI DALLO STATO ITALIANO DELL’ ONORIFICENZA DI ” CAVALIERI DEL LAVORO ” ! DOPO AVER DISTRUTTO DUE FABBRICHE IN ITALIA E LASCIATO IN MEZZO ALLA STRADA MIGLIAIA DI LAVORATORI !

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